2005, a soli 5 anni iniziai a giocare a calcio per la squadra del mio paese, il Castel Rozzone, strinsi nuove amicizie e iniziai ad appassionarmi a questo sport.
2006, grazie alla preziosa atmosfera che si creava in campo con i miei amici, in un solo anno imparai molte cose oltre che a divertirmi.
In poco tempo capii che tutti i miei sforzi non furono invani, iniziarono ad arrivare i primi trofei, le prime soddisfazioni.
2008, “Suo figlio è un piccolo fenomeno, perché non lo porta qui da noi”?
Ero al settimo cielo, giocavo per la squadra più forte di bergamo, L’atalanta
7 gol in 3 partite, a fine stagione: “non hai i requisiti necessari, mi dispiace”
La prima delusione? o la prima ingiustizia? si, perché il mondo del calcio per quanto sia affascinante nasconde un lato oscuro fatto di raccomandazioni e preferenze.
2014, la mia rivincita, dopo aver cambiato più squadre scelsi l’USD Ciserano, dove gioco tutt’ora, una squadra dilettantistica di buon prestigio. Lo stesso anno che arrivai giocai la finale di un torneo italiano nello Stadio Atleti Azzurri d’Italia, lo stadio dell’Atalanta.
Il torneo non si concluse nel migliore dei modi, ma durante gli anni a seguire mi distinsi per le mie ottime prestazioni fino ad arrivare ad esordire contro una squadra di serie “D” e giocare contro l’inter.
Tutti questi “piccoli” successi e insuccessi mi hanno insegnato valori fondamentali, come il non arrendersi mai, il sacrificio o assumersi le proprie responsabilità; mi hanno fatto porre mille domande: “Ho fatto abbastanza?”, “Ce la posso fare?”.
Tante domande, forse troppe, ma ora una cosa la so per certo.
I miei limiti sono i miei avversari.