Il 16 ottobre 1968, nello stadio Olimpico di Città del Messico, i velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos arrivarono primo e terzo nella finale dei 200 metri piani alle Olimpiadi. Dopo essere saliti sul podio per la premiazione, Smith e Carlos si girarono verso l’enorme bandiera statunitense appesa sopra gli spalti, abbassarono la testa e alzarono un pugno chiuso, indossando dei guanti neri, per ribadire la battaglia per i diritti civili degli afroamericani in America.
Il razzismo è, purtroppo, un problema sempre attuale. La foto che ho scattato risale al 7 giugno 2020, durante la manifestazione di Milano del movimento “Black lives Matter” (“le vite dei neri contano”). Ho ripreso questa ragazza vestita tutta di nero con in mano un pennello, della tempera nera e due pezzi di cartone che stava manifestando insieme a tutti noi. “My soul has no skin”, “La mia anima non ha pelle”. Il colore della pelle non è l’elemento che determina il carattere di una persona. È una foto che per me racchiude un significato importante: sostenere ancora una volta la battaglia di migliaia di persone che in tutto il mondo protestano contro la violenza e il razzismo sistemico contro i neri.